Osteoporosi, un nuovo modello assistenziale di Case Management previene il rischio di fratture
Osteoporosi, un nuovo modello assistenziale di Case Management previene il rischio di fratture
10 giugno 2025
Comunicato stampa

L’ASST Gaetano Pini-CTO ha implemento un nuovo modello organizzativo che prevede l’identificazione, il trattamento e il monitoraggio di pazienti con frattura di femore prossimale da fragilità, attraverso un approccio multidisciplinare. Il Fracture Liaison Services (FLS) migliora la qualità della vita del paziente, a cui è garantita maggiore appropriatezza diagnostica-terapeutica-assistenziale
Milano, 9 giugno 2026 – Si stima che oltre 500.000 italiani ogni anno, di età compresa tra i 65 e gli 85 anni, subiscano una frattura da fragilità, ovvero la rottura delle ossa (generalmente polso, omero, vertebre e femore) causate dall’Osteoporosi, malattia che si rende più evidente con l’avanzare dell’età[1]. Più la popolazione invecchia e aumentano i grandi anziani, più crescono i numeri dei ricoveri in urgenza per questo tipo di fratture. Un’emergenza che gli ospedali sono chiamati a gestire in quanto ha un forte impatto sia sociale sia sui costi della Sanità. Questo tipo di fratture, infatti, può portare a disabilità gravi e permanenti, se non alla morte del paziente. Non solo, i soggetti che hanno avuto una frattura da fragilità sono maggiormente esposti al rischio di eventi futuri, come spiega il dott. Massimo Varenna, direttore Unità Operativa Complessa Osteoporosi e Malattie Metaboliche dell'osso dell’ASST Gaetano Pini-CTO di Milano: “Il riconoscimento della fragilità scheletrica è fondamentale per identificare il rischio di frattura del paziente e per applicare interventi terapeutici corretti, allo scopo di prevenire il peggioramento del quadro clinico, inteso come incidenza di nuove fratture. Il rischio di una nuova frattura da fragilità nei successivi 12-24 mesi è infatti fino a 5 volte maggiore dopo il primo evento. Tra queste, la frattura di femore è quella che merita particolare attenzione perché il rischio di mortalità è più elevato”.
Solo le fratture di femore, la maggior parte delle quali dovute alla fragilità ossea del paziente, all’ASST Gaetano Pini-CTO sono circa 800 ogni anno, la quasi totalità delle quali è gestita entro le 48 ore dall’evento. Per fornire una risposta adeguata ai pazienti e per rispondere alla richiesta di Regione Lombardia di occuparsi in modo più efficace della prevenzione delle fratture da fragilità, l’ASST Gaetano Pini-CTO ha implementato il nuovo modello organizzativo-assistenziale, con il sostegno della UOS Gestione Cronicità e Processi Integrati e della UOC Direzione Aziendale delle Professioni Sanitarie e Sociosanitarie, che mette al centro i pazienti con cronicità e fragilità. “Il percorso prevede l’identificazione, il trattamento e il monitoraggio di pazienti con frattura di femore prossimale da fragilità attraverso un approccio multidisciplinare che vede la cooperazione di più figure specialistiche - spiega il dott. Varenna -. Grazie a questo nuovo modello organizzativo che mette in atto strategie già ampiamente utilizzate all’estero che hanno portato a risultati comprovati, parliamo del Fracture Liaison Service (FLS), si migliora la qualità della vita del paziente a cui è garantita una maggiore appropriatezza diagnostica- terapeutica-assistenziale”. Ciò è reso possibile con la strutturazione del modello organizzativo FLS, che prevede funzioni di Case Manager infermieristico basate su principi fondamentali di strategie di case finding, cooperazione del team multidisciplinare di presa in carico del paziente con frattura di femore per il monitoraggio e il trattamento a lungo termine.
I pazienti che entrano in questo percorso presentano una frattura di femore prossimale secondaria a trauma minore (per esempio caduta dal letto o da seduto, da posizione eretta o da un’altezza minima, cioè meno di due gradini). Il paziente accede al Pronto Soccorso ed è ricoverato in uno dei quattro reparti di ricovero per le fratture da fragilità. Si attiva il quindi il “Programma H48”, ovvero un protocollo che prevede che il paziente esegua esami ematochimici, ECG e visita anestesiologica in Pronto Soccorso entro 4 ore e sia sottoposto a intervento chirurgico entro 48 ore. Alla dimissione post-intervento, i pazienti eleggibili sono trasferiti presso la sede del Dipartimento di Riabilitazione dell’ASST Gaetano Pini-CTO, il Polo Riabilitativo Fanny Finzi Ottolenghi, diretto dal prof. Antonio Frizziero, dove con i medici fisiatri e i fisioterapisti iniziano il programma di riabilitazione. Incontrano inoltre il Bone Specialist, ovvero il medico reumatologo esperto nella gestione dei pazienti con malattie del metabolismo minerale e osseo. “Il Bone Specialist valuta gli accertamenti clinici, di laboratorio e strumentali che il paziente ha già effettuato nel suo iter ortopedico/fisiatrico che andranno integrati alla valutazione specialistica finalizzata a quantificare il rischio di frattura. Sulla base dei risultati ottenuti, impostiamo il trattamento terapeutico più adeguato, tra una terapia farmacologica domiciliare oppure infusiva con la collaborazione del personale infermieristico. È previsto poi un follow-up per valutare la risposta alla terapia” spiega il dott. Varenna.
Perché sia veramente efficace e funzionale questo modello non può prescindere dalla creazione di una rete assistenziale che collega l’ambito ospedaliero, il territorio e il domicilio del paziente, coinvolgendo non solo il Medico di Medicina Generale, ma anche le strutture riabilitative territoriali e gli ospedali di comunità dove le diverse professioni sanitarie (infermiere di famiglia e di comunità, fisioterapista, personale medico specialistico operante sul territorio) contribuiscono a strutturare in modo ottimale la continuità assistenziale del paziente anziano con frattura femorale da fragilità. È previsto, infine, un coinvolgimento diretto del paziente in un percorso educazionale mirato a evitare comportamenti in grado di incrementare il rischio di una nuova frattura.
“Questo nuovo modello organizzativo rappresenta un importante passo avanti nella presa in carico globale del paziente anziano con frattura da fragilità. Mettere al centro la persona significa garantire non solo cure tempestive e appropriate, ma anche un accompagnamento lungo tutto il percorso assistenziale, dall’ospedale al ritorno a casa. È fondamentale costruire una rete integrata tra ospedale, territorio e domicilio, affinché la continuità delle cure sia reale e concreta. Il nostro obiettivo è migliorare la qualità della vita dei pazienti più fragili, prevenendo nuove fratture e favorendo il recupero funzionale e l’autonomia”, conclude la dott.ssa Rossana Giove, Direttore Socio Sanitario dell’ASST Gaetano Pini-CTO.
Per ulteriori informazioni e invio di materiali:
Ufficio Stampa ASST Pini-CTO
Responsabile dott. Giovanni Muttillo
Redazione
ufficiostampa@asst-pini-cto.it
Tel. 0258296696
Cell. 3398750076